22 marzo 2019 - 23:02

Krol, l’eleganza fatta pallone: «L’Olanda era la rivoluzione, ma il meglio è stato Napoli»

«In Italia gli anni più belli. Il calcio totale? Risposta al vostro. Ajax-Juve? La filosofia dei Lancieri oggi è tornata, i bianconeri sono forti ma l’entusiasmo fa fare miracoli»

di Paolo Tomaselli

Krol, l’eleganza fatta pallone: «L’Olanda era la rivoluzione, ma il meglio è stato Napoli» Ruud Krol con la maglia del Napoli e, nel riquadro, oggi
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Non c’era differenza: quando impostava il gioco dalla difesa o entrava in una stanza, il tempo sembrava fermarsi. Perché Ruud Krol era elegante, preciso, bello da vedere come una stella di Hollywood, protagonista di una delle saghe più affascinanti, quella del calcio totale olandese. Domani compie 70 anni e alla sera c’è Olanda-Germania, mentre Rinus Michels, allenatore dell’Ajax e degli Oranje, è appena stato eletto da France Football migliore allenatore di sempre: la rivoluzione arancione non passa mai.

Krol, è giusto che Michels sia in cima a tutti?
«È stato uno dei più grandi, non c’è dubbio. Le classifiche fanno discutere, ma se parliamo dell’impatto che ha avuto la rivoluzione del calcio totale, allora il primo posto è meritato e va condiviso anche coi grandi giocatori che Michels ha avuto, a partire da un leader come Cruyff».

Cosa è stato quel calcio?
«Una filosofia nuova, basata sulla gioventù, sulla polivalenza in campo, sulla libertà fuori. Insomma, eravamo la modernità: avere 15 anni o 18 non importava, contavano il talento e le responsabilità che uno sapeva prendersi».

Libertà è un’altra parola chiave?
«Sì, perché conciliavamo il professionismo, la tattica e la preparazione con il nostro modo di vivere il calcio: per noi stare sei settimane in ritiro senza le famiglie era impossibile».

Lei arrivò a Napoli nel 1980. Fu un colpo di fulmine reciproco?
«Quei quattro anni sono stati i più belli della mia carriera».

Più belli anche di quelli del calcio totale?
«Sì, perché la passione e l’ambiente che ho trovato in Italia erano del tutto nuovi per me. Sono rimasto folgorato. Avevo parlato con Bearzot prima di arrivare. E anche con Tardelli, Rossi e Cabrini. Credevo di sapere cosa aspettarmi, ma Napoli era qualcosa di ancora più grande».

Come fu l’adattamento al gioco italiano?
«Nella mia testa c’era sempre l’intenzione di avanzare a metà campo per creare un vantaggio numerico. E per i difensori attorno a me fu molto difficile adattarsi al mio stile, soprattutto all’inizio».

In Italia c’è sempre stata grande ammirazione per il calcio olandese. Vale anche il contrario?
«Per me sì: avevo 14 anni, ero in campeggio con la famiglia sul Garda e mio padre mi portò a Mantova a vedere il Milan di Rivera contro la squadra di Schnellinger. Il mio amore per il calcio italiano è nato lì. E anche il grande ciclo olandese scaturisce come reazione alle vostre squadre che dominavano in Europa: dopo la sconfitta del 1969 nella finale di Coppa Campioni contro il Milan di Rocco, Michels cercava con ostinazione il modo per batterle. E ci è riuscito».

È tornato il grande Ajax?
«È tornata la vecchia filosofia. E i risultati si vedono. Ci sono giovani molto interessanti come De Ligt, De Jong, Van Beek o Neres. Ma la cosa più importante è il fatto che ce ne siano già altri che bussano alla prima squadra: questo è sempre stato uno dei segreti della nostra scuola».

De Ligt è il nuovo Krol?
«È un buon difensore, ancora molto giovane. Ha un grande futuro, anche se commette degli errori. Per crescere ancora deve lasciare l’Olanda».

Come palestra meglio la Juve o il Barcellona?
«Meglio la Juve, ma dipende cosa vuole il ragazzo».

Questa rinascita dell’Ajax piacerebbe anche a Cruyff?
«Penso di sì. Lui è stato molto critico quando ad Amsterdam hanno cambiato la filosofia che aveva reso grande il club. E aveva ragione».

Dopo la vittoria dell’Ajax al Bernabeu in Champions che cosa ha pensato?
«È stata una vittoria storica e meritata. Ma la mentalità del Real ha aiutato: l’ammonizione cercata da Sergio Ramos per saltare il ritorno, considerato una formalità, dice tutto».

E di Ronaldo che ne dice?
«A 34 anni è un fenomeno nei 16 metri. Ha una mentalità incredibile: è un esempio per i giovani».

Chi vincerà ai quarti di Champions: l’esperienza della Juve o l’entusiasmo dell’Ajax?
«I pericoli ci sono per tutte e due, ma nel complesso la Juve è più forte. Attenzione, però, perché l’entusiasmo fa andare oltre le proprie possibilità».

Bonucci ha un lancio alla Krol?
«È bravo , ma il nostro pallone pesava molto di più. Mi piace molto la grinta di Chiellini: testimonia una mentalità vincente, bellissima da vedere».

Il ricordo più forte che ha dell’Italia qual è?
«Il calore delle persone. Ancora oggi quando vado a Napoli mi riempiono di affetto. Molto più che ad Amsterdam».

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